Affrancazione
Nella
società germanica (ed in particolare in quella dei
Merovingi del VI secolo) era l’istituto attraverso cui lo schiavo acquistava la libertà. Il padrone poteva affrancare gli schiavi a titolo di ricompensa per i servigi ottenuti, oppure lo schiavo stesso poteva, talvolta, pagare la propria libertà, quando avesse ricevuto in godimento una somma di denaro (
peculium). Infine, in alcuni casi, una terza persona poteva affrancare lo schiavo anche senza il consenso del padrone: ciò avveniva quando il vescovo, al fine di farne un prete, acquistava uno schiavo pagando il doppio del prezzo di esso e quando una terza persona riscattava uno schiavo altrui rimborsandone il prezzo. Le forme di affrancazione dalla schiavitù erano numerose, alcune di origine romana ed altre di origine germanica.
Di origine romana era quella che si realizzava
in sacrosanctis ecclesiis: in tal caso lo schiavo veniva consegnato al vescovo che lo riscattava, e quella che avveniva
per cartam: il padrone consegnava allo schiavo una carta di riscatto, in cui venivano indicate le caratteristiche dell’affrancazione.
La forma principale di affrancazione germanica era quella che avveniva
per danarium ante regem: il padrone dichiarava dinanzi al re di volere liberare uno schiavo e consegnava a quest’ultimo del denaro. Il re confermava la libertà e lo schiavo diventava libero per sempre.