Rex [
Re]
Suprema carica nell’organizzazione politica della Roma arcaica.
La storia ricorda sette re di Roma:
—
Romolo (il fondatore) [vedi];
—
Numa Pompilio [vedi];
—
Tullo Ostilio [vedi];
—
Anco Marzio [vedi];
—
Tarquinio Prisco [vedi];
—
Servio Tullio [vedi];
—
Tarquinio il Superbo [vedi].
Il
periodo della monarchia va, secondo la tradizione, dal 754 (o 753) a.C. — anno della fondazione della città — al 510 a.C. — anno del violento allontanamento della dinastia etrusca dei Tarquinii.
Il (—) era l’organo sovrano e riuniva in sé le funzioni più importanti della città; era, infatti:
— capo dell’esercito;
— supremo sacerdote;
— rappresentante della città nei rapporti internazionali;
— sommo giudice.
Nello svolgimento delle sue attività, era assistito dal
senatus (in origine, consesso di consiglieri, di nomina regia, i cui singoli membri erano detti
patres). A tal proposito, occorre distinguere:
— la monarchia latino-sabina (rappresentata dai primi 4 re) fu ossequiosa delle attribuzioni del Senato e delle assemblee popolari;
— la monarchia etrusca (rappresentata dalla dinastia dei Tarquinii) impresse, invece, una forte svolta assolutistica, superando la precedente concezione che considerava il (—) come
prìmus inter pares (almeno rispetto ai patrizi).
La designazione del nuovo (—) avveniva:
— per designazione da parte del predecessore;
— per vocazione del primogenito del re defunto;
— per elezione da parte del senato [vedi
interrègnum], mancando un discendente del re defunto o un successore da quest’ultimo designato.
In
periodo repubblicano il titolo di (—), non formalmente abolito, fu attribuito al supremo sacerdote dei culti romani (
rex sacròrum o
rex sacrifìculus), assumendo una valenza non più politica, ma esclusivamente religiosa.