Supply side economics [economia dell'offerta]
Termine che, molto genericamente, indica una scuola di pensiero economico sviluppatasi negli anni Ottanta.
La proposizione centrale che accomuna i diversi economisti appartenenti a questa scuola tra cui i più importanti sono
Boskin,
Laffer (v.),
Feldstein (v.) è data dall'idea che nel lungo periodo la crescita economica sia determinata da fattori
reali e non monetari.
La
crescita economica (v.) è influenzata, in particolare, da fattori propri del mercato come la mobilità dei lavoratori, il tasso di crescita della popolazione, l'utilizzo di una efficiente combinazione produttiva. Tutte queste variabili sono legate dal fatto di incidere sulla capacità produttiva del sistema economico (o settore reale) nel suo complesso e di conseguenza sull'offerta aggregata (in inglese
supply indica l'offerta).
La
supply side economics, riprendendo argomenti tipici del
liberismo (v.) economico, afferma che il perfetto funzionamento del mercato conduce inevitabilmente alla piena occupazione (o comunque ad un tasso di disoccupazione naturale) ed alla crescita globale del sistema economico.
L'enfasi posta da questa corrente di pensiero per una crescita dell'offerta aggregata è stata variamente interpretata: se da un lato essa ha condotto all'adozione di misure di politica economica tipiche del
laissez-faire (riduzione del prelievo fiscale, vendita di aziende statali ecc.); dall'altro lato, però, l'obiettivo di una crescita economica, attraverso un aumento dell'offerta globale, non implica necessariamente la cessione da parte delle autorità statali delle imprese pubbliche. Queste ultime, infatti, possono comunque raggiungere l'obiettivo di una crescita del sistema economico, purché operino alle condizioni e secondo le esigenze dettate dal mercato.