Crisi della sedia vuota
È la crisi che scoppiò nel 1965, allorché la
Commissione delle Comunità europee (v.) propose l’istituzione di un
bilancio comunitario (v.) autonomo (da finalizzare non più con i contributi versati dagli Stati membri, bensì con i versamenti dei prelievi e dei diritti doganali), ed un rafforzamento dei poteri del
Parlamento europeo (v.).
La reazione della Francia fu estremamente dura e portò i transalpini a disertare i lavori della Comunità.
La
politica della sedia vuota, cioè dell’assenza e del boicottaggio di tutte le sedute degli organi comunitari con conseguente arresto dell’attività della Comunità, si protrasse per sette mesi, nonostante i tentativi degli altri cinque paesi membri di raggiungere un accordo con la Francia.
La situazione si sbloccò nel dicembre dello stesso anno, a seguito del parziale insuccesso elettorale di
De Gaulle (v.), ed anche perchè i sette mesi di linea dura francese erano stati in sostanza avari di risultati.
La crisi fu formalmente risolta con il cd.
compromesso di Lussemburgo (v.).