Catone (Marco Porcio),
detto il censore
Nato nel 234 a. C. e morto nel 149 a.C., fu insigne giurista, storico, oratore e uomo politico.
Contemporaneo di
Sesto Elio Peto [vedi], fu il principale rappresentante della cultura giuridica del suo tempo.
Le linee essenziali del suo pensiero, sostanzialmente imperniato sulla lucida enucleazione dei rapporti di reciproca correlazione tra storiografia e diritto, sono tracciate nei
Commentàrii iùris civilis e nelle
Origines.
In particolare, il modulo espressivo catoniano si estrinsecò in una visione collettivistica della storia, nella quale, come si può dedurre dal rigoroso silenzio serbato sui nomi dei protagonisti, le singole gesta individuali si annullano nella dinamica delle tensioni sociali, finendo col diventare mezzo espressivo del valore della collettività. In questo quadro il
populus Romanus si atteggia a impersonale protagonista di tutte le imprese, mentre il
ius e la
lex, la
libertas e la
res publica costituiscono oggetto di un
commùniter uti (utilizzazione comune).
La legge rappresenta, nell’ottica catoniana, il momento in cui il diritto giunge definitivamente all’acquisizione della consapevolezza della propria indispensabilità al fine di una civile convivenza dei consociati.
Tuttavia la
lex, pur essendo l’incarnazione finale di detta coscienza, va adeguatamente collocata nel contesto degli antichi
mores [vedi
mores maiorum] e di tutti gli istituti giuridici di origine strettamente legislativa.