Giustiniano I (482-565)
Coimperatore e successore (527) dello zio
Giustino I [
vedi], legò il suo nome al più importante tentativo di ricostituzione dell’impero romano cristiano universale.
Per sua volontà, tra il 527 e il 535, un collegio di giuristi, sotto la direzione di
Triboniano [
vedi], realizzò la grandiosa opera legislativa costituita dal
Corpus iuris civilis [
vedi]. Contemporaneamente al programma di unificazione legislativa, l’imperatore svolse anche quello di unificazione religiosa, combattendo il paganesimo e le curie.
Il suo progetto di restaurazione della
romanità si completò con la riunificazione territoriale; la riconquista dell’Occidente ebbe inizio con la guerra contro i
Vandali [
vedi]. Per l’Italia, profondamente devastata dalla guerra, emanò la
Pragmatica sanctio pro petitione Vigilii [
vedi] (554 d.C.) che ne stabiliva l’ordinamento politico e amministrativo come provincia dell’impero, governata da un
patricius.
La sua attività di ricostituzione dell’unità imperiale romana, accompagnata da una politica di fanatismo religioso, compromise i suoi rapporti con il papato, sul quale intese imporre la sua supremazia. Nonostante i notevoli successi, l’opera politica di (—) non fu duratura: infatti, tre anni dopo la sua morte, l’Italia fu invasa dai
Longobardi [
vedi] e l’impero d’Occidente si dissolse definitivamente. Bisanzio, formalmente capitale imperiale e romana, si allontanò sempre più dall’eredità culturale dell’antica Roma, divenendo centro di una nuova cultura non più romana, ma orientale.
Del suo mito della
romanità, il risultato più insigne fu, pertanto, l’opera legislativa a cui raccomandò la sua fama nella storia.