Glossa
Strumento tecnico fondamentale di esegesi testuale utilizzato dai giuristi della scuola di Bologna [
vedi Glossatori], consistente in un chiarimento interpretativo apposto alle parole (
litera) del testo normativo, finalizzato ad una migliore comprensione del medesimo.
A seconda del posizionamento, le glosse si distinguevano in
interlineari e
marginali. Le prime consistevano in
annotazioni scritte tra riga e riga del testo, in modo da affiancare visivamente al testo, considerato di difficile compensione, un’espressione più semplice ad una parola o ad un costrutto più difficile, per agevolare l’esegesi da parte di lettori meno colti: furono anche definite
grammaticali.
Le seconde si sostanziavano in
annotazioni apposte ai margini del testo della norma ed avevano lo scopo di chiarire il senso complessivo del dettato normativo. Erano quasi un commento e furono dette
interpretative.
Alcune glosse attuavano dei richiami ad altri testi e, talvolta, indicavano quelli concordanti e quelli discordanti dal testo glossato. In tal modo, all’interno della compilazione giustinianea vennero ad intersecarsi migliaia di nessi logici, frutto di un certosino lavoro di coordinamento di parti anche molto diverse tra loro.
Con l’utilizzo della metodologia interpretativa della (—), i giuristi bolognesi (che presero il nome di
glossatori) ebbero la possibilità di analizzare i testi giustinianei parola per parola, espressione per espressione, approfondendo così la conoscenza dei testi presi in esame.